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lunedì 26 ottobre 2009

Finalmente il SECONDO CAPITOLO!!

Scalata verso il successo di Marco Brambilla



Forse un po' in ritardo, ecco pubblicato il secondo capitolo del nostro racconto.



Buona Lettura!

Gli scrittori_improvvisati
Capitolo Due


Marco saltava gli scalini tre alla volta con foga. Non era goffo, ma la fretta di arrivare in garage nel minor tempo possibile gli giocò un brutto tiro. Appoggiò in maniera sbagliata il piede sullo scalino e la caviglia gli cedette. Questo lo fece inciampare e ruzzolare giù per alcuni gradini cadendo lungo disteso sul pianerottolo. Una fitta lancinante al ginocchio sinistro lo trafisse e sentì che stava già per iniziare a gonfiarsi.
Si pulì dalla polvere e percorse l’ultima rampa di scale zoppicando su un piede e appoggiando più peso possibile sulla ringhiera metallica alla sua destra. Fortunatamente arrivò al garage senza altri infortuni.
Voleva controllare lo stato della ferita. Così si arrotolò i jeans fino al polpaccio, quel tanto che bastava per accorgersi che non andavano più su, essendo troppo aderenti. Quindi fu costretto a sbottonarsi i pantaloni e toglierseli per controllare la situazione del ginocchio. Il solo sfregarsi del tessuto sulla gamba gli procurava dolore. Quando riuscì ad abbassarsi i pantaloni, vide una macchia violaceo–verde–marrone che gli ricordava tanto il miscuglio ottenuto con le tempere dei colori primari, o forse erano quelli secondari.
- Non ci sono sbucciature e non perde sangue per lo meno, – si disse – ma fa un sacco male lo stesso.
Avrebbe voluto mettere della pomata per evitare un eccessivo gonfiore, ma ciò avrebbe comportato un inutile spreco di tempo. Quindi optò per sopportare il male. Si sentì orgoglioso di se stesso nel sopportare il dolore così virilmente senza bisogno di aiuto. Finito di esaminare il ginocchio si ritirò su i jeans.
Infilò le chiavi nella Vespa e tentò di accenderla un paio di volte, senza riuscirci. Pensò subito che doveva essere la candela sporca, era da qualche giorno che faceva fatica ad accenderla. Si tolse giacca e tracolla per lavorare meglio e li appoggiò a terra in un angolino.
Tolse la pipetta dalla candela e poi la svitò la candela stessa. Cercò carta vetrata e benzina: era agli sgoccioli, sarebbe bastata a stento per l’operazione di pulizia. Si accinse quindi a sfregare il pezzo del motorino con un po’ di carta vetrata e carburante per poi rimontarla. Soddisfatto del buon lavoro riprovò ad accendere nuovamente la Vespa. Dopo più volte che tentava si accorse che non si decideva a partire.
Si può pensare che la somma di tutte queste sfortune sia improbabile, se non impossibile, che avvenga in un solo mattino ad una sola persona. Ma per Marco, queste erano le normali vicissitudini di ogni giorno.
- Che c’è che non va? – pensò stizzito – Se continua a non funzionare, sarò costretto a domandare a papà di prendermi una nuova moto … La benzina! Che scemo che sono.
Mentre ieri tornava da scuola si era accorto di essere in riserva, ma l’appetito e la voglia di sdraiarsi sul divano lo avevano distratto dal suo intento di fermarsi al distributore.
Aveva finito tutta la scorta di benzina presente in casa poco prima, per pulire la candela, così gli venne l’idea di aspirare con una canna un po’ di carburante dall’auto del padre. Non ci aveva mai provato, ma per il nuovo lavoro avrebbe potuto fare questo ed altro.
Si tuffò in un ammasso di vecchie robe ormai inutili e molto probabilmente rotte alla ricerca di un tubo, o almeno qualcosa di simile. Fra decine di scatoloni piegati, sacchetti e attrezzi, riuscì a trovare un tubicino. Aprì il serbatoio dell’auto con la chiave di scorta che tenevano sempre nel cassetto del mobile ad angolo ed infilò il tubo all’interno.
“E se mi va in gola, soffoco e muoio? E se il tubo è bucato, cade per terra la benzina e poi prende fuoco, bruciando tutto? E se … ?” questi e altri simili pensieri affollavano la mente di Marco. “Ma sì, in fondo nei film lo fanno sempre, senza morire mai” concluse.
Finalmente prese il coraggio ed iniziò ad aspirare. L’orrendo gusto della benzina gli graffiò la gola e ne bevve un poca prima di sputare tutto. Per lo schifo balzò all’indietro e ciò gli fece tornar male al ginocchio come se fosse inciampato di nuovo. Si era anche lasciato cadere la cannuccia lasciando a terra una gran pozza di benzina.
- Forse devo tirar su un po’ più piano. – considerò.
Riprovò, e questa volta fortunatamente riuscì a calibrare in maniera corretta il suo respiro. Inserì quindi l’estremità del tubo all’interno della Vespa e travasò quasi un litro di carburante aggiungendoci la giusta quantità di olio.
- Oh là! Adesso devo solo andare a fare il pieno.
Ributtò il tubo in mezzo alla montagna di cartone e risistemò i serbatoi.
Salì sulla Vespa per accenderla e questa volta ci riuscì al primo tentativo. Prima di uscire, si infilò la borsa e indossò la giacca. Le aveva abbandonate per terra prima di sistemare il motorino e notò di aver sporcato una manica e gran parte della borsa con la benzina che gli era caduta.
Puzzava in una maniera orribile.