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giovedì 19 novembre 2009

Capitolo QUATTRO

Controllore molto buono e simpatico, al contrario di quello cattivo
che incontreremo in questo capitolo.
Buona lettura!
Gli scrittori_improvvisati


Capitolo Quattro

Stava iniziando a piovere violentemente e Marco correva per la strada che costeggia il Castello Sforzesco da un lato e Parco Sempione dall’altro alla sua massima velocità.
Sembrava quasi che tentasse di evitare le gocce di pioggia per non bagnarsi. Era quasi arrivato alla Stazione della ferrovia, quella più vicina al parco, quando il piede s’immerse in una profonda pozzanghera che lo bagnò fin sopra la caviglia.
“Oggi me le becco proprio tutte le sfighe!” pensò.
Presto riuscì a salvarsi dal tremendo temporale all’interno della stazione. Doveva prendere un treno che lo conducesse verso la periferia nord di Milano, perché doveva scendere alla stazione di Cusano Milanino per arrivare in trattoria.
- Treno in arrivo alle otto e cinquantatrè al binario quattro, destinazione Camnago-Lentate – proferì una voce femminile proveniente dall’altoparlante.
- Otto e cinquantatrè? – pensò ad alta voce il ragazzo, speranzoso – Cavolo, forse riesco veramente ad arrivare in tempo al colloquio!
Sfortunatamente Marco non considerò il fatto che il treno per Camnago era quello che lui avrebbe dovuto prendere per andare alla trattoria. Senza farsi troppi problemi, dunque, si avviò verso il bagno pubblico, perché gli scappava da morire. Mentre stava facendo pipì e rifletteva sul tragitto da percorrere, ripensò all’annuncio dei treni in partenza.
- Cazzo! – fu la parola che ogni persona nel raggio di un chilometro dal bagno udì.
Si tirò su i jeans in un batter d’occhio e si precipitò fuori dal gabinetto di corsa, senza nemmeno lavarsi le mani.
- E dove cazzo è il binario quattro? – si domandò in preda al panico.
Presto in suo aiuto vennero dei cartelli con le indicazioni da seguire. Durante la sua corsa sfrenata intravide un orologio digitale che recitava l’orario 08:54. Il treno era quasi certamente perso, ma Marco continuò a correre nella folle speranza di salire a bordo.
Riuscì a raggiungere il tanto agognato binario con il convoglio ancora fermo, ma le porte si stavano chiudendo. Entrò all’interno per il rotto della cuffia, tanto che parte della tracolla rimase incastrata fra le porte. Dopo averla tirata un po’, riuscì a liberarla.
Un pensiero balenò nella sua mente: “Il biglietto!”.
Marco era una persona molto corretta e pagava sempre il biglietto, come controllava sempre il resto e denunciava all’insegnante le trasgressioni dei compagni di classe. Era una sensazione strana questo nuovo viaggio clandestino e si sentiva abbastanza a disagio. Avanzò verso una carrozza cercando un controllore al quale potesse confessare la propria mancanza e che gli offrisse un rimedio.
Sulla seconda carrozza incontrò Arianna, la sua ex ragazza della quale era ancora innamorato.
- Marco! – lo salutò la ragazza – che bello vederti. Dopo che ci siamo…ehm…dopo che ci siamo lasciati non ti sei più fatto vivo. Ma come stai?
Gli occhi verdi e i lunghi capelli di Arianna provocarono in Marco un blocco, tanto che non fu in grado di formulare alcuna risposta. Era una ragazza di modesta bellezza, che difficilmente sarebbe potuta stare con un tipo come Marco. Eppure la pena che provava nei suoi confronti l’aveva spinta a frequentarlo. Si rese conto presto, però, che erano troppo diversi l’uno dall’altro e la storia finì nel giro di poco tempo, con grande sofferenza del ragazzo.
- Io… – iniziò il giovane – Io sto bene. E tu Arianna, come stai? Mi sei mancata.
- Oh, che caro! Anche tu mi sei mancato. – mentì.
E iniziarono una conversazione durante la quale Marco sparò un sacco di balle nel tentativo di farsi più bello ai suoi occhi.
- Eh sì, - diceva – la settimana scorsa tipo, ho pestato uno che voleva rubarmi la Vespa.
“Quella su cui andavamo sempre io e te” pensò. Ma non lo disse, perché doveva fare il duro. Sapeva che a lei erano sempre piaciuti.
- E gli ho fatto saltare un dente. Perché, quando mi incazzo, non mi ferma nessuno.
- Poveretto, gli devi aver fatto tanto male! – gli diede corda la ragazza, nonostante sapesse benissimo che il fatto era inimmaginabile, oltre che impossibile.
- È stato due o tre giorni in ospedale. – continuò imperterrito a raccontare.
Dopo una decina di minuti abbondanti durante i quali Marco continuò ad inventarsi storie di tutti i colori, un controllore entrò nel vagone e raggiunse i due giovani.
- Favorisca i biglietti, prego – comunicò l’omaccione.
“Oh no! E adesso che faccio?” si domandò il ragazzo.
Dopo che Arianna esibì il biglietto, l’uomo si girò verso Marco con fare minaccioso.
- E lei, giovanotto?
- Ehm, signore, le chiedo scusa ma – iniziò a balbettare – non sono riuscito ad acquistarlo. Perché…si ecco, il treno stava partendo e vede non potevo perderlo. Sono anche andato in cerca di qualcuno a cui domandare come potessi rimediare a questo mio errore. Ma non so per quale motivo non l’ho trovata. E …
- Una multa allora se la merita tutta – lo bloccò il controllore.
Marco stava iniziando a sudare freddo e gli occhi gli si inumidirono.
- La prego, se me lo permette pago a lei il tratto che devo percorrere …
- Sta tentando di corrompermi? – si infuriò il controllore, profondamente contrario a questo tipo di sotterfugi.
- No, non intendevo dire questo! – si difese sinceramente Marco, perché non era questo il suo intento – Se mi permette …
- Ecco il suo biglietto, lo stavo tenendo io – lo difese la ragazza.
Marco non aveva mai amato tanto Arianna come in quel momento.
- Signorina, per quale motivo mi ha fatto perdere tutto questo tempo se il biglietto l’aveva acquistato?
- Mi ero dimenticata di aver preso questo biglietto per il mio ragazzo.
Marco si sentì quasi svenire a quelle parole: Arianna aveva appena detto al controllore che loro due erano fidanzati. Questo poteva solo significare che era ancora interessata a lui.
Il povero ragazzo, però, non poteva sapere che quelle parole erano vere. Arianna si era procurata due biglietti: uno per sé e uno per il suo ragazzo, quello vero, che sarebbe salito alcune fermate dopo di lei.
- Per questa volta la scampate, ma non accada più che mi facciate questi giochetti. O la multa non ve la toglie nessuno!
- Ci scusi e la ringraziamo per la sua comprensione – lo salutò gentilmente Arianna.
Il controllore se ne andò avanti alla ricerca di qualche altra vittima.
- Arianna … - tentò di ringraziarla Marco.
“Forse anche lei è ancora innamorata di me.” pensò “Oh, quanto le sono grato di avermi salvato da quel controllore! Certo, se non le piacessi non mi avrebbe mica coperto come invece ha fatto!”. Di questo genere erano i suoi pensieri confusi.
- Oh figurati, nessun problema! – lo anticipò la ragazza – Guarda, ecco che arriva il vero proprietario del biglietto! Ciao amore.
Era appena entrato nel vagone l’effettivo ragazzo di Arianna, che la baciò. L’invidia si impossessò di Marco, ma non fece altro che reprimere la sua rabbia. Non sarebbe mai stato in grado di reagire, non era provvisto di tanto coraggio.