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mercoledì 11 novembre 2009

TERZO CAPITOLO!

Parco Sempione, Milano




Ecco pubblicato anche il terzo capitolo!





Buona Lettura!


Gli scrittori_improvvisati



Capitolo Tre


Dopo aver attraversato qualche stop ed essersi fermato ad alcuni semafori, Marco arrivò al distributore. Si era portato da casa, in un sacchettino per non sporcare ulteriormente la borsa, una bottiglietta con l’olio da aggiungere ai quattro litri di benzina che aveva intenzione di fare. Un benzinaio giovane e cordiale lo servì aiutandolo ad inserire le giuste quantità. Probabilmente era così gentile perché Marco era il primo cliente del giorno e non era ancora stanco e stressato come a fine giornata. Il ragazzo pagò e poi si avviò verso il luogo del colloquio. Le lancette del suo orologio gli indicavano che erano passate le otto.
Aveva intenzione di passare per Parco Sempione prima di andare alla trattoria. Questa era una specie di tradizione portafortuna: prima di ogni occasione importante andava a sedersi sempre sulla sua panchina, a costo di chiedere gentilmente ad un suonatore di bonghi di spostarsi. Si sedeva sulla panca e non faceva nulla oltre a guardarsi intorno e pensare per una decina di minuti. In fondo, non serviva proprio a nulla, ma si sa, ognuno ha i propri riti propiziatori apparentemente infondati ma in realtà fondamentali. Proprio questa sua volontà di passare per Parco Sempione gli procurò una gran bel guaio.
Era quasi arrivato all’entrata vicina all’acquario quando urtò contro qualcosa. Mancava poco che sbandasse e finisse gambe all’aria. Ma grazie alla sua abilità nella guida riuscì a rimanere a cavallo della Vespa.
“Maledetti scemi che lasciano le bottiglie in mezzo alla strada!” pensò.
Appoggiò il motorino su un lato della via e scese per andare a togliere dal mezzo della carreggiata l’oggetto che aveva cozzato.
Appena si voltò per vedere cos’aveva investito, si trovò davanti la macabra visione di un riccio morto, spremuto dalle sue ruote. Un conato di vomito gli salì in gola, ma riuscì a deglutire stomacato.
- Tu, bifolco, ti ho visto! Non provare a muoverti!
Marco si voltò verso la direzione da cui proveniva la voce. Era acuta e stridula, molto fastidiosa. Vide una donna sulla sessantina che stava correndo verso di lui. Più che una corsa, il suo, era un ballonzolare, vista l’enorme pancia che doveva portare con sé. Era una di quelle persone delle quali capisci chiaramente tutto al primo sguardo: portava una fascia colorata sui capelli e un lungo vestito largo e arancione, troppo leggero per la temperatura quasi invernale. Aveva certamente avuto un passato da hippie, viaggiando per l’Europa a bordo di un Volkswagen e fumando marijuana.
- Come puoi tu spezzare senza il minimo rimorso una vita? Infame! – disse la donna con la voce rotta dal pianto e avviandosi verso la raccapricciante scena del riccio.
- Signora, la prego si calmi. Guardi, non l’ho fatto apposta. Dispiace anche a me. – tentò di consolarla Marco.
La hippie non rispose e rimase a contemplare la morte del riccio per qualche minuto.
“Vuoi vedere che quell’animale, oltre a farmi perdere tutto questo tempo, mi ha anche bucato una gomma?“ pensò il ragazzo. Si accinse quindi a controllare lo stato dei suoi pneumatici e si inginocchiò: nessun foro.
“Bene, almeno le gomme sono a posto. Ora devo solo liberarmi di questa scocciatrice animalista … ”.
Non fece nemmeno in tempo ad alzarsi che uno sguardo maligno lo perforò: tanto prima sembrava buona quella donna, quanto ora era terrificante.
- Tu, hai appena accoppato questa povera creatura e ti preoccupi solo delle tue luride gomme? Screanzato senz’anima, la pagherai! – gli urlò.
- Signora, mi perdoni, ho un appuntamento. Non posso proprio tardare, devo andare! - tentò di giustificarsi il giovane.
- Oh no caro, tu non scappi da nessuna parte! Adesso vieni qui!
Ma Marco, non avendo quello che si dice un cuor di leone, si era già avviato a passi svelti verso la Vespa abbandonata poco più avanti.
La donna, presa da una furia indemoniata, si slanciò verso il ciclomotore e in un istante estrasse dalla tasca un piccolo coltellino serramanico. Lo teneva sempre con sé perché aveva l'abitudine di andare a tagliare le corde dei palloncini che si trovano sempre alle manifestazioni o alle giostre, che normalmente si regalano ai bambini. “Voglio renderli liberi dalle loro catene” si giustificava sempre.
Usò il suo temperino per forare le gomme della Vespa.
- Adesso ho vendicato il riccio da te ucciso. Impara la lezione giovanotto. – proferì la vecchia.
- Ma … - restarono sospese le parole del ragazzo.
Dopodiché la hippie si avviò di nuovo verso il parco con il suo passo ballonzolante.
Durante tutta questa scenata, Marco non ebbe nemmeno il tempo di pensare ad una parola. Non ebbe nemmeno il coraggio di tentare una piccola vendetta sulla vecchia, per paura di scatenare reazioni peggiori della precedente.
A Marco non rimase altro da fare che abbandonare la Vespa al suo destino, prendendo apposite precauzioni contro eventuali furti, per avviarsi verso la linea della ferrovia. Sarebbe potuto arrivare alla trattoria in treno, sperando di scendere alla giusta fermata.
“Non può andare peggio di così” pensò.
Detto ciò iniziò a piovere.